E’ il 1973 quando sulla storica scena del calcio cittadellese appare una nuova figura: è Angelo Gabrielli che sarà l’artefice della fusione fra le due squadre della città.
21 giugno 1973: da quella data cessano di esistere Olympia e Cittadellese: viene alla luce, nella vecchia sede della Pro Loco di Galleria Garibaldi, l’Associazione Sportiva Cittadella.
Dopo oltre un mese di lavoro a tavolino tra i rappresentanti delle due società, superando spaccature ed antiche ruggini, si arrivò, tra mille difficoltà, alla tanto sospirata fusione.
Con la firma del consiglio direttivo dell’U.S. Cittadellese guidata da Paolo De Nicola e di quella dell’A.C. Olympia con Angelo Gabrielli e degli altri soci, nasce l’Associazione Sportiva Cittadella.
Angelo Gabrielli fu da subito eletto presidente, carica che mantenne fino al 2009 quasi ininterrottamente, intervallata dai subentri di Giancarlo Pavin e del figlio Piergiorgio.
La squadra, iscritta al campionato di promozione, disputò le sue partite al Comunale “D’Alvise” con la nuova maglia granata, colore sociale che sostituì il biancoverde dell’Olympia e il biancoceleste della Cittadellese.
La maglia granata, d’altronde, era la maglia che entrambe le formazioni avevano utilizzato, seppur per brevi periodi.
Finisce così un’epoca, tramontano i derby appassionati e le dispute accese ma inizia una cavalcata stupenda che, nei successivi 38 anni porterà il Cittadella con il suo “Presidentissimo” a traguardi mai prima raggiunti.
L’esordio dei granata si conclude il primo anno con una retrocessione in prima categoria. Ebbene fu allora che il Cittadella dimostrò di non essere una semplice “invenzione” ma una precisa realtà sportiva. L’equipe di Gabrielli rimase al suo posto, e in silenzio, senza mai attizzare le polemiche, si mise all’opera per gettare le basi dell’annata del riscatto.
I granata al termine del campionato 1974/75, conquistarono il diritto a rientrare da vincitori nei ranghi della Promozione dove prolungarono la loro permanenza per un quinquennio. Certi traguardi nel calcio non si improvvisano. Forti della loro esperienza, i dirigenti granata lavorano con pazienza alla realizzazione del progetto Cittadella dal ‘73 al ’79 e finalmente nell’80 ecco lo “scoppio di granata”: il Cittadella conquista la Coppa Italia Dilettanti. È un’assicurazione sulla vita e sul futuro della società granata. Numero uno del 1980 fra tutte le squadre dilettantistiche del panorama nazionale. L’avventura era iniziata con la ricerca di un allenatore di carattere, la scelta cadde sul trevigiano Roberto De Bortoli. E segnò l’inizio di un’era, di un rapporto di stima e collaborazione. Al nuovo allenatore fu affidata una rosa di giocatori abbondantemente rinforzata. Gabrielli aveva reclutato Lovato (centrocampista del Milan e del Venezia), Moresco (punta del Thiene), Carollo (libero del Saba Zanè), Pacquola (mediano di spinta del Montello), Trevisan (portiere del Rosà) e Zilio (mezza punta del San Zenone degli Ezzelini). L’obiettivo che il presidente perseguiva con una campagna acquisti di queste proporzioni, secondo la stampa locale, non poteva essere che la serie D. Il primo ostacolo rimosso dal Cittadella nel suo cammino verso il titolo nazionale è il Trissino. Poi al secondo turno supera anche la Pievigina. È quindi la volta del Casteggio. Il quarto avversario sarà il Ravenna imbottito di elementi di serie C, ma dopo i supplementari terminati 0 a 0 Moresco, Maggiotto, Pivato, Carollo e Sandri non falliscono il bersaglio. Ora si pensa già agli ottavi ed è una travolgente cavalcata contro il Loano. Ai quarti il Cittadella elimina il Penne e dopo questo trionfo già ci si sta informando sulle altre tre seminaliste: Opitergina, Rocca di Papa e Ponsacco. Il 25 maggio il Cittadella è a Oderzo per disputare i 90 minuti di andata e li giocano magnificamente portando a casa un 1-1 prezioso. Per la gara di ritorno sugli spalti del d’Alvise quel pomeriggio si ritrovano quasi 5000 tifosi. È ancora una vittoria per 1-0.
Per la finale di Montecatini con il Ponsacco vengono allestiti 11 pullman. Saranno 90 minuti di passione per arrivare ai supplementari quando Moresco al 7’ inventa da solo il gol del vantaggio granata, ma Morelli rimette tutto in discussione dopo 3 minuti. Al 14’ un guizzo incontenibile di Carotta porta al trionfo i granata.
Come un sol uomo un migliaio di tifosi si catapulta in campo: giocatori, Gabrielli e de Bortoli vengono portati in trionfo: siamo Campioni d’Italia. E’ il 7 giugno 1980.
L’A.S. Cittadella raggiunge il traguardo dell’Interregionale proprio nell’anno in cui la Federcalcio ha deciso di trasformare la Quarta serie semiprofessionistica in questo nuovo torneo dilettantistico.
E così il Cittadella apre la stagione 1981-82 con l’inaugurazione del nuovo terreno di gioco, lo stadio appena realizzato negli impianti sportivi di Viale dello Sport.
Il “D’Alvise” rimarrà il campo per gli allenamenti delle squadre giovanili. La prima squadra invece, si trasferisce in pianta stabile al “Pier Cesare Tombolato”. L’A.S. Cittadella chiude la sua stagione d’esordio con un onorevole nono posto. Negli anni successivi la società rimane orfana di De Bortoli, tornato in provincia di Treviso: la scelta del “patron”, stavolta, cade su Mario Tonello. È l’inizio di un nuovo capitolo che dura un triennio. Ed è proprio il primo campionato seguito dal nuovo allenatore, vale a dire il 1983/84, a dare le soddisfazioni maggiori poiché i granata, sebbene a 7 lunghezze dalla Pievigina, riescono a conquistare la seconda posizione.
Le due stagioni successive, però, sono persino più avare di quella conosciuta da Lampredi: nono al termine del torneo 1984/85 e ottavo alla conclusione di quello 1985/86, il Cittadella sta maturando dal punto di vista dell’ambiente e della gestione. La squadra si ritrova nell’inverno 1987 in piena zona-retrocessione e la società pensa di affidare il delicatissimo incarico per raggiungere il traguardo salvezza al trainer dell’Under 18, Lucio Fasolato. I granata centrano l’unico obiettivo che potevano permettersi: giungendo quart’ultimi, si garantiscono un altro anno di permanenza in Interregionale.
Nell’estate del 1987 il presidente stringe un “patto d’acciaio” con un allenatore trevigiano non molto conosciuto in provincia di Padova, ma di altissima e provata fedeltà. In effetti, Paolo Bottacin si presenta con delle credenziali di tutto rispetto al ‘Tombolato’: nei suoi 23 anni di panchina a Vedelago, ha portato il Pellizzari dalla Terza Categoria alla Promozione. Lo stile e il rigore dell’uomo, la profonda preparazione del tecnico, avevano conquistato Gabrielli. E Bottacin, da parte sua, a Cittadella trovò nuovo spazio alla propria creatività: lo si capì sin dal primo ritiro estivo di Arsiè.
E lo ribadì il terzo posto conquistato nel campionato 1987/88. Ma fu solo un assaggio. L’anno successivo il secondo trionfo dopo l’ormai lontana, nei ricordi e nel tempo, Coppa Italia: l’arrivo per la prima volta in C2.